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viernes, 1 de septiembre de 2023

L’EREDITÀ MATRILINEAL



ANA MARÍA SEGHESSO








La storia di Elena si svolge nella Grecia micenea, intorno al XIII-XII secolo a.C., corrispondente alla fine dell'età del bronzo, cioè circa 3.200 anni fa.


La fuga della regina di Sparta verso Troia insieme al principe Paride è narrata da Omero nell'VIII secolo a.C., nell'Iliade, poema epico che racconta la guerra dei Greci contro Troia,trascorsi oramai, più di quattrocento anni dagli eventi.



Le vicende raccontate furono considerate storiche dai contemporanei del poeta, in quanto dimostrazione del confronto tra due civiltà, l'Oriente e l'Occidente.


La percezione di Elena nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni. 


Considerata alternativamente come trofeo, bottino, conquista, forzata dalle circostanze. Ma quando Elena si presenta come compagna o amante, la sua reputazione crolla e storici, scrittori e teologi non esitano a chiamarla prostituta.


Elena omerica fu creata molti secoli prima dei concetti di bene e male, concepiti dai teologi cristiani. Questi princìpi sono considerati, nella religione monoteista, due forze opposte, che si combattono per conquistare seguaci.

Per i Greci e le culture politeiste le cose non erano così definite.

Gli dei pagani compivano azioni alterne, che potevano essere considerate a volte buone e altre volte cattive.


Elena è frutto di un modello politeista e gli episodi della sua vita disegnano una donna che segue una traiettoria ambigua per gli archetipi dell'occidente cristiano.



              







La comprensione della complessa morale pagana andava progressivamente scomparendo con la diffusione del cristianesimo, che la etichettava come diabolica, trasformandola in abominio e in peccato.


Tuttavia, come previsto, uomini e donne continuarono a godere dei doni della Natura, incorrendo nell’ira della gerarchia clericale.


Nel Medioevo, le donne considerate emule di Elena venivano punite, costringendole a indossare un berretto bianco penitenziale, per scherno, in un angolo della chiesa.


IL MITO DI ELENA

  

Tindaro, re di Sparta e padre di Elena, rende sua figlia erede del suo regno.

Il futuro re e consorte sarà scelto dalla principessa tra i corteggiatori che si presenteranno alla competizione.

Un trofeo così importante poteva essere desiderato solo da chi fosse in grado di garantire reciprocità in termini di beni materiali. Una ricca e bella ereditiera si stava unendo ad un'altra famiglia che doveva essere uguale in rango e fortuna per meritare un simile onore.


Poiché Elena era degna solo dei migliori del suo rango, suo padre organizzò un torneo in cui i pretendenti al matrimonio dovevano misurarsi in prove fisiche oltre che in offerte di ricchezza.

Il poeta Esiodo racconta che nel desiderio di conquistare la mano di Elena, gli eroi offrirono


“immensi greggi di pecore e mandrie di grandi bovini, nonché elegantissime stoviglie di oro e argento lucenti”.


Le competizioni erano comuni nel mondo omerico, e si tenevano durante le celebrazioni annuali in onore degli dei, ai funerali e nei santuari.


I combattimenti erano feroci e condotti dall'élite aristocratica per selezionare gli uomini tra i ragazzi, o meglio, “per stabilire chi fosse davvero il migliore e quindi meritasse il potere”.


Fonti iconografiche dell'età di bronzo espongono uomini che combattono in battaglie amichevoli con lo scopo di perfezionare il combattimento corpo a corpo. Sono palesi  il coraggio e la brutalità dei combattenti, che si affrontavano nel pugilato e nel combattimento con i bastoni.


Una corona si otteneva conquistando una moglie.


Menelao, principe di Micene, fu scelto da Elena come futuro re di Sparta, come racconta il Mito.


La consuetudine di trasmettere il titolo di re attraverso le donne - l'eredità matrilineare -, consentiva unioni tra diverse famiglie aristocratiche, creando una trama di potere.


Impediva anche, le continue tragedie tra figli maschi a causa dell'eredità.


Il re Tindaro, consapevole della bellicosità dei pretendenti, quando arrivarono nelle terre di Sparta, prima di iniziare a combattere, correndo con i carri e offrendo doni alla principessa, fece loro giurare un “patto di alleanza”.



         





Poiché il vincitore doveva essere soltanto uno, e i pretendenti erano numerosi, questi dovevano giurare fedeltà eterna a chi di loro la principessa avesse conquistato. Tutti dovevano essere fedeli al vincitore e aiutarlo in ogni caso fosse richiesto aiuto.



Secondo le fonti letterarie giunte fino a noi, nella Sparta dell'età del bronzo il diritto a regnare non passava dai padri ai figli, ma dalle madri alle figlie e il diritto al trono corrispondeva alle donne, che poi sceglievano il consorte e re.


 È probabile che il motivo sia dovuto alla scarsità di popolazione per le continue guerre, che a differenza delle contemporanee, finivano con la totale distruzione del nemico.

Tutti i componenti maschili, compresi i bambini, erano uccisi, mentre le donne diventavano partner sessuali o schiave.


Una motivazione specificatamente fisiologica, adatta alla continuità del gruppo sociale.

La tradizione narra che insieme a Clitennestra ed Elena, Tindaro ebbe due figli, Castore e Polluce. Tuttavia non viene mai menzionato che uno dei due diventasse re alla morte del padre.



Elena succede in modo ufficiale a Tindaro, nel trono di Sparta. 

Soltanto la regina garantisce lo stato reale e la sovranità sul territorio spartano.

Oreste, dal canto suo, sarà re di Sparta quando sposerà Ermione, figlia di Elena. E poi, ad ereditare il trono, sarà un figlio di Ermione.


La sorella di Elena, Clitennestra, regina di Micene, sposata con Agamennone, comandante in capo di tutti i signori della guerra achei che intrapresero la guerra di Troia. 


La regina rimane al potere del regno e nomina re il suo amante Egisto, mentre suo marito è in guerra a Ilio .


La moglie di Ulisse rimane a capo del trono di Itaca per i 20 anni durante i quali il marito combatte a Troia e poi vaga per il Mediterraneo, come ci racconta Omero nell'Odissea.


Penelope aveva la prerogativa e il diritto di scegliere tra i pretendenti chi sarebbe stato il prossimo re.


Pelope (che dà il nome al Peloponneso) diventa re di Pisa, nell'Elide, da Ippodamia, figlia del re Enomao.

Il famoso Edipo, che uccide suo padre, diventa re quando sposa la regina di Tebe, Giocasta, sua madre.

L'obiettivo di Edipo era conquistare un trono e no l'attrazione sessuale incestuosa, immaginato dagli intellettuali occidentali.


Il matrimonio di Elena di Sparta fu celebrato con grande sfarzo. La regina visse per diversi anni con Menelao, regnante a Sparta. 


  Finché arrivò Paride, ed Elena fuggì con il principe troiano e con il tesoro di Sparta... 

che gli apparteneva.






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- Johann Ludwig Heinrich Julius Schliemann, noto come Heinrich Schliemann, (1822-1890), era un miliardario prussiano, che si dedicò all'archeologia.



- I lavori di scavo continuarono nel sito di Troia o Ilio, su suggerimento del diplomatico Frank Calvert, che vi aveva lavorato qualche anno prima.


- Hisarlik è oggi il nome turco della collina dove si trovava l'antica città di Troia.




- Heinrich Schliemann scavò in altri siti, come Micene, Tirinto e Orcomeno, stabilendo,





“CHE L’ILIADE DESCRIVESSE REALMENTE EVENTI STORICI”








viernes, 14 de julio de 2023

LA PREMIÈRE FEMME S'APPELAIT LILIT


ANA MARÍA SEGHESSO



LILIT



                                  


Dans l'un des récits de mon livre "L'éternel retour", un procès des dieux du Panthéon polythéiste se déroule contre les principes du monothéisme, accusés de minimiser la hiérarchie et l'importance de l'ascendant féminin.


Le jugement a lieu lorsqu'un cycle mondial se termine et que les dieux se préparent à en commencer un autre, avec de nouvelles règles.


L'idée vient de la Légende de Lilit et d'Eva, deux aspects du féminin qui se succèdent dans la Création Biblique de la Femme.


L'origine de la légende, qui présente Lilith comme la première épouse d'Adam, se trouve dans une interprétation rabbinique de Genèse 1, 27.

  


Et Dieu créa l'homme à son image,

à l'image de Dieu, il l'a créé ;

homme et femme, il les a créés.


(Genèse 1:27 - Reina-Valera 1995)



Cette création est expliquée au chapitre 1.


Dans le chapitre 2 suivant, une autre création de la femme est décrite, établissant que Yahveh a donné à Adam une femme appelée Eve, formée à partir de sa côte.



"Alors Jéhovah Dieu fit tomber un profond sommeil sur Adam, et pendant qu'il dormait, il prit une de ses côtes et referma la chair à sa place."

  La côte que Jéhovah Dieu a prise à l'homme, il en a fait une femme, et l'a amenée à l'homme. Alors Adam dit :


"C'est vraiment l'os de mes os

et de la viande de ma viande !

Elle s'appellera "Femme"

car il a été pris à l'homme."


(Genèse 2:4-25)



Bien que cela soit souvent interprété comme le même fait étant expliqué deux fois, une autre interprétation possible est que Dieu a d'abord créé une femme à son image, formée en même temps qu'Adam, et n'a créé Eve que plus tard à partir de la côte d'Adam.


La première femme mentionnée dans Genèse 1, 27 serait Lilith, qui a abandonné son partenaire et le jardin d'Eden.



Dans la version primitive, la première femme et le premier homme ont été créés simultanément ; dans le second, la création de la femme est subordonnée à celle de l'homme, créé antérieurement.


De nombreuses explications ont été données pour rendre compte de cette contradiction. 


On a dit qu'Adam avait d'abord été créé androgyne et que cet être bisexuel a ensuite été séparé en un homme et une femme, un argument déjà exprimé dans la tradition babylonienne.


La légende de l'Androgyne se retrouve également dans le "Symposium" de Platon et dans certaines tribus indiennes d'Amérique du Sud.


Une exégèse se trouve dans "l'Alphabet de Ben Sirah", un livre kabbalistique probablement écrit vers le XIe siècle et dont on connaît deux transcriptions.



Les explications divulguées, qui contiennent des commentaires sur la doctrine sous forme de paraboles, avancent l'hypothèse de créations successives de la Femme, la première clairement égalitaire, se résolvant avec l'échec de l'union.


L'"Alphabet de Ben Sirah"[1] mentionne dans le Mythe de la Création le premier couple d'êtres humains formé par Adam et Lilit, incarné de manière à répondre à un dessein précis du Créateur, avec une dignité et une puissance égales.


Un conflit éclata aussitôt entre Adam et Lilit, dont le prétexte était le moyen de s'unir sexuellement, dissimulant symboliquement la véritable raison de l'aspiration à la suprématie sociale ou plus simplement au contrôle du partenaire par Adam et à l'autonomie par Lilit. .



Adam était intransigeant, prétendant être le seul mécène, Lilit, après avoir vérifié l'obstination de son compagnon, a décidé de la seule voie possible : elle a invoqué le nom de l'Ineffable, puis a miraculeusement reçu une paire d'ailes et s'est enfuie du Jardin d'Eden. .



[1] Le Livre de la Sagesse de Jésus, fils de Siracide (hébreu : חכמת יהושע בן סירא), est l'un des deutérocanoniques de la Sagesse de l'Ancien Testament. Communément et familièrement appelé le Livre de Sirácida, ou, des Sirácides.